Lettere

Assoluzione Tinervia, l’opinione del PD

Il Partito Democratico con la presente nota intende esprimere la propria posizione sulle recenti vicende giudiziarie dell’ex sindaco Giacomo Tinervia.

E’ difficile anche solo immaginare cosa si possa provare quando si viene sottoposti a un procedimento penale di tale gravità e risalto mediatico, ma una cosa è certa: dopo essere stati per mesi col fiato sospeso, per l’ex primo cittadino e la famiglia deve essere stato un gran sollievo ascoltare la sentenza di assoluzione.

Consapevole della delicatezza del momento, il Partito Democratico ha quindi preferito tacere per qualche giorno in modo da permettere a Giacomo Tinervia e ai suoi cari di godersi la notizia in serenità, senza essere anche solo minimamente disturbati da un nostro intervento.

Perchè, sia chiaro, una qualsiasi nostra dichiarazione non si sarebbe limitata esclusivamente al commento sull’assoluzione ma sarebbe andata oltre la notizia in sè, così come faremo nel prosieguo di questa nota.

Abbiamo sempre distinto la posizione politico-amministrativa del sindaco Tinervia da quella giudiziaria della persona Giacomo Tinervia, augurando a quest’ultimo di essere discolpato dalle accuse mosse.

E oggi del proscioglimento in primo grado non possiamo che essere contenti, auspicando una conferma in appello qualora il pm dovesse impugnare la sentenza, ma ciò non cambia il nostro giudizio politico sulla gestione comunale da parte dell’ex sindaco che ha portato allo scioglimento per mafia e alla condizione di grave crisi finanziaria in cui ci troviamo.

E’ opportuno osservare, infatti, come il Comune di Montelepre non sia stato commissariato per le accuse di concussione e di concorso in estorsione aggravata che il pubblico ministero ha addebitato a Tinervia. Quelle hanno soltanto dato l’input per le successive indagini che, con l’accesso agli atti disposto dalla prefettura (con decreto del 20 agosto 2013), hanno mostrato altro e cioè come i nove anni del mandato di Tinervia siano stati “connotati dall’assenza di controlli da parte degli amministratori, da diffuse irregolarità e dalla mancanza di qualsivoglia attività di programmazione e pianificazione, condizioni queste idonee a veicolare l’infiltrazione malavitosa” (v. allegato al D.P.R. del 13 marzo 2014 a firma del Ministro dell’interno ).

In particolare, si legge nella relazione del prefetto del 13 dicembre 2013: si chiudeva un occhio sulla documentazione richiesta dai bandi di gara (” in tutte le procedure concorsuali esaminate […] non risultano richieste ed acquisite informazioni antimafia per i contratti di subappalto”); si pilotavano le gare d’appalto (“anche in presenza di macro irregolarità nella documentazione e/o di dichiarazioni presentate dai partecipanti, ha proceduto ugualmente, in maniera sistematica e paritetica, ad assegnare alle stesse i succitati appalti”); si avallava l’evasione fiscale di persone vicine al locale sodalizio mafioso e agli amministratori e non dei contribuenti indigenti ( da “un analitico esame delle singole posizioni contributive con riferimento a due campioni di soggetti: personaggi riconducibili alla locale consorteria mafiosa; sindaco, assessori e consiglieri comunali” sono emerse “altissime percentuali di mancata riscossione/evasione riscontrata in capo ai soggetti sottoposti a verifica”); e l’iter burocratico per la concessione edilizia degli “amici” veniva agevolato (“l’analisi delle singole concessioni edilizie, condotta su soggetti direttamente o indirettamente legati ad esponenti della cosca locale ha rivelato che […] le concessioni edilizie venivano rilasciate, nella maggior parte dei casi, senza alcun controllo sulla documentazione prodotta, nè veniva poi richiesto il pagamento in misura corretta degli oneri di urbanizzazione e del costo di costruzione”).

Ebbene, l’assoluzione di Giacomo Tinervia per la concussione e il concorso in estorsione non cambia gli elementi sopra riportati e poi ribaditi, con carte alla mano, dalla Commissione straordinaria, che non ha mancato di precisare come Montelepre, se ben amministrato, avrebbe potuto essere un paese alla stregua dei comuni del nord e che è stato invece penalizzato dallo “sperpero di risorse e dalla mala utilizzazione delle risorse” a opera di “quattro fetenti che hanno distrutto la vita amministrativa dell’ente“.

Non può, quindi, stupire il commissariamento del Comune, non può stupire la conferma della incandidabilità di cinque ex amministratori, e non può stupire che nessuno della coalizione Tinervia abbia impugnato il decreto di scioglimento o abbia organizzato una sola iniziativa a difesa dell’intera amministrazione, pensando di contro solo alla propria posizione individuale.

Ecco, magari sorprende che Giacomo Tinervia stia ancora in piazza in mezzo a coloro che non hanno mai preso pubblicamente le sue difese quando i media lo additavano come mafioso, che non hanno mai ribattuto alle parole dei Commissari quando dichiaravano alla stampa che Montelepre “è stato penalizzato da un gruppo di fetenti“, che non hanno mai sollevato obiezioni quando il PD attribuiva ai nove anni di amministrazione Tinervia le responsabilità della grave crisi economico-finanziaria.

Forse i sostenitori di Tinervia si sarebbero aspettati il nostro silenzio, ma il Partito Democratico è abituato a esprimere le proprie opinioni senza condizionamenti e non intende stare zitto davanti alle problematiche del nostro paese.

In silenzio mai, se non per rispetto.

Assoluzione Tinervia, l’opinione del PD ultima modifica: 2014-12-29T11:26:49+01:00 da Redazione