
La recente sentenza della Corte Costituzionale sulla riforma del servizio idrico in Sicilia, che ha portato alla bocciatura di dodici articoli della norma approvata dall’ARS nel 2015, preoccupa i gruppo consiliare Progetto Comune.
Con una nota alla sindaca e al presidente del Consiglio Comunale, i consiglieri di minoranza lunedì hanno chiesto la convocazione di una seduta urgente per conoscere gli eventuali effetti che il provvedimento possa avere sulla gestione idrica monteleprina, che, come si sa, a seguito del fallimento di APS – e nel caos normativo di riferimento – dalla fine dello scorso anno è tornata in mano al municipio dopo il voto in aula del gruppo di maggioranza.
In particolare per i consiglieri Cannavò, Di Noto, Gaglio e Pisciotta va chiarita la posizione del Comune dopo la bocciatura del nodo centrale della riforma, ossia quella parte della legge regionale che avrebbe consentito «la gestione diretta del servizio da parte dei comuni, anche in forma associata e tramite la costituzione di sub ambiti all’interno dell’ATO idrico» ma che i giudici hanno definito una «invasione di campo della Sicilia su materie la cui decisione spetta allo Stato».
La richiesta di un consiglio comunale imminente per Progetto Comune va inquadrata nella necessità di conoscere il futuro della gestione «in house», visto che alla luce della sentenza aspetti quali la definizione delle tariffe dell’acqua, la durata e le modalità delle concessioni agli affidatari, ma anche l’utilizzo di acquedotti, reti fognarie e impianti di depurazione dovrebbero sottostare alle direttive di Roma, e non a quelle di Palermo né tantomeno alle decisioni autonome del Consiglio Comunale di Montelepre.
Dal canto suo, dopo un lungo immobilismo la Regione adesso accelera: “Diventa ora impellente la creazione degli Enti deputati a gestire il settore, le cosiddette Ati, che applicheranno le norme nazionali”, ha affermato l’assessore all’Energia, Vania Contrafatto. “Farò nei prossimi giorni una circolare indirizzata a tutti i Comuni – ha anticipato – per spiegare come applicare la legge dopo le censure”.