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Il «Risparmio gestito» italiano vola alto oltre la crisi, cosa cambia dal prossimo anno?

L’amministrazione siciliana regionale non riesce a far quadrare i conti, tanto da intimare un possibile “blocco” imminente per mancanza di copertura finanziaria delle spese. Ma i cittadini si dimostrano virtuosi, nonostante le enormi difficoltà legate ad una Regione vessata dal grave problema del tasso di disoccupazione, e da scarsa attenzione da parte dei governanti, ponendosi in linea con la media di risparmio rilevata in Italia.

Infatti chi sosteneva che la crisi della Cina, scoppiata proprio a ferragosto di quest’estate e che ha portato scompiglio e forti perdite sui mercati finanziari di tutto il mondo, potesse scalfire la raccolta del risparmio gestito si sbagliava. Nel mese di settembre, infatti, si sono registrati flussi pari a 6,4 miliardi di euro. Il risparmio gestito, cioè la quota di accantonamento personale affidata dal risparmiatore ad un gestore che la amministra in suo conto, non ha subito perdite sul mercato italiano.

L’impegno e il duro lavoro dei consulenti, infatti, è riuscito a rassicurare tutti coloro i quali, impauriti dal crollo delle borse, volevano optare per i riscatti. Secondo l’ultimo resoconto mensile di Assogestioni i flussi verso il settore del risparmio gestito proseguono speditamente e il saldo è salito sino ad arrivare sempre più vicino ai 133 miliardi di raccolta visti in tutto il 2014. Nonostante ciò, in realtà, secondo un recente Report della Credit Suisse, l’Italia è ancora un “mercato emergente” per quanto riguarda il risparmio gestito. L’asset management nel nostro Paese rappresenta il 16% del Pil. Poco se pensiamo che già in Spagna si arriva al 21%. Non fa testo il Regno Unito dove addirittura le masse gestite con fondi comuni arrivano sino al 93% del Pil, seguito dalla Francia con l’80% e dalla Svizzera con il 70%.

La classifica degli Istituti di credito che si occupano di risparmio gestito, vede in vetta anche il primo gruppo bancario italiano, e ne è un simbolo proprio il conto deposito Unicredit, il quale offre tale opportunità (maggiori info su contodeposito.org/unicredit). La stessa Assogestioni ha, però, proprio in questi giorni, attraverso la sua newsletter, avvisato che nel corso del prossimo anno cambierà tutto nel campo del risparmio gestito. Dovranno, infatti, essere recepite numerose direttive europee. Diverse sono le preoccupazioni in merito.

Per Equita i cambiamenti normativi che saranno introdotti in questo settore potrebbero diminuire nettamente le commissioni di incentivo e secondo i broker, ridurre ogni entusiasmo sui titoli, anche quelli a prezzi molto bassi rispetto a quelli odierni.

In realtà l’Italia, rispetto ad altri Paesi e a seguito dell’intervento di Bankitalia, presenta condizioni sicuramente più stringenti per quanto attiene il calcolo delle commissioni di incentivo. Inoltre la Consob ha, poi, recentemente ricordato e aggiunto che sono molti i fondi di diritto estero collocati ai clienti retail che non si attengono alla regolamentazione italiana. Staremo a vedere cosa cambierà a seguito dell’applicazione delle direttive che avverrà al più tardi per metà novembre.


Il «Risparmio gestito» italiano vola alto oltre la crisi, cosa cambia dal prossimo anno? ultima modifica: 2015-10-07T13:00:35+02:00 da Redazione
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